Nel 2016 siamo ancora vincolati da canoni morali che costringono programmatori e sviluppatori alla censura delle loro creazioni e, talvolta, a “castrare” il loro pensiero. Giusto o sbagliato?
L’argomento che sto per trattare  è molto delicato di conseguenza, prima di esprimere il vostro parere (che è sempre molto gradito), vi invito a seguire il discorso fino alle sue conclusioni. Oggi, per chi non l’avesse intuito, tratteremo “l’argomento” delle censure nel mercato europeo e, di conseguenza, in quello italiano.
La censura e i suoi effetti
Oggi giorno, si può tranquillamente affermare, che è facile acquisire una consapevolezza della sessualità già in un’età molto più giovane rispetto ad’un ventennio fa, grazie anche all’inserimento dell’educazione sessuale nelle scuole minori. Di conseguenza, è evidente, che tutti siamo più consci dell’argomento in via generale e quindi, quello che in passato veniva considerato un tabù, ora è quasi materia standard nelle conversazioni (ovviamente sempre preservando l’innocenza dei bambini).Â
Il perché di questa introduzione è presto detto. L’articolo che state leggendo verte sui videogames, un media che, nonostante si sia allargato ad un pubblico più ampio e quindi anche a generazioni diverse, è sempre molto presente e molto forte fra il pubblico dei giovanissimi. Ma basta questo a far sì che alcuni titoli non vengano importati nel nostro mercato in quanto considerati inadatti ad un pubblico molto giovane? A mio avviso la risposta è no.Â
Basterebbero due semplici precauzioni per rendere ogni materiale videoludico fruibile a chi di dovere. La prima consiste nel tenere d’occhio il Pegi (Pan European Game Information), ossia il rettangolino che informa se un videogioco è adatto o meno ad una specifica età , mentre la seconda scelta, a mio avviso la più importante, è il “lavoro” che dovrebbero fare i genitori nell’indirizzare i loro figli alla scelta appunto di titoli più adatti a loro. Ma d’altronde si sa, viviamo nel bel paese delle contraddizioni e quindi è più facile inibire l’accesso a determinati prodotti piuttosto che cercare di sensibilizzare i consumatori ad una scelta più oculata.
Il problema è che questa scelta ci inibisce la possibilità di giocare titoli come Dead or Alive, che di sicuro non è una perla del mondo videoludico, ma che comunque ha la sua fetta di mercato. Il punto è, che non facendo arrivare determinati titoli come quello appena citato sul nostro mercato, ci perdiamo tanti altri videogiochi stupendi in quanto le case sviluppatrici nipponiche, conoscendo la realtà della censura europea, preferiscono non rischiare e di conseguenza di non importare i loro videogiochi nel nostro continente. Alla fine poi quando arrivano, se arrivano, non vengono tradotti o localizzati perché giustamente, se non si ha un grosso mercato, è giusto da parte dei produttori non voler spendere dei soldi in più per tali accorgimenti.
La donna è strumentalizzata nei videogiochi?
Un’altro argomento, tanto discusso e che tengo a trattare in questo discorso, è la credenza secondo la quale la donna sia solo “un’oggetto” all’interno nel mondo dei videogiochi, una credenza da puri “mentecatti”.Â
Se la protagonista di un videogioco è prosperosa automaticamente il titolo viene bollato come maschilista. La foto che ho scelto (appena sopra) non è casuale. Negli anni novanta sappiamo tutti come il gioco Tomb Raider sia diventato più famoso non tanto per le sue qualità prettamente ludiche ma sopratutto per le forme generose della protagonista, forme che sono state notevolmente ridotte negli ultimi capitoli (quelli con grafica fotorealistica per intenderci) in quanto potevano offendere le femministe più incallite.
In questo mondo di ipocrisia, dove perfino lo spot di un bagnoschiuma quasi sembra l’intro di un film a luci rosse, ci scandalizziamo se la protagonista di un videogioco indossa qualche misura in più di reggiseno e tutto questo senza però mai menzionare come sia uno dei personaggi più forti e carismatici dell’ultima generazione videoludica. Lo stesso discorso vale per altri titoli come ad esempio Bayonetta, la protagonista del titolo Sega è di un’epicità unica ma anche in questo caso viene messo in risalto solo l’abbondanza di sensualità in alcune scene (che mai sfocia nel volgare).Â
In tutto questo mi chiedo anche perché non si faccia il discorso al contrario, alla fine è stata giustamente raggiunta la parità dei sessi e la donna si è emancipata, allora perché non si propone lo stesso problema nel mondo dei personaggi maschili? Volete dirmi che Natan Drake di Uncharted, Kratos di God of War oppure Gerard di Rivia preso da The Witcher rappresentino tutti quanti l’uomo medio? E questi sono solo alcuni dei titoli che voglio citare, potrei andare avanti per giorni facendovi l’elenco completo. Insomma, io lo vedo solo come un modo ipocrita di avere visibilità e pubblicità gratuita da parte di gruppi femministi che in nessun altro modo potrebbero riuscirci.
A cosa porta tutta questa censura?
L’ultimo argomento che voglio trattare è quello a cui forse tengo maggiormente quindi, se non avete mollato e siete rimasti a leggere fino a qui, conoscerete il motivo per il quale divento verde di rabbia quando una censura è ingiusta. Io sono fermamente convinto che i videogames siano opere d’arte o che perlomeno siano paragonabili ai media più canonici come libri e film, tanto è vero che è evidente come il confine che segnava le diversità fra i generi negli ultimi anni si è assottigliato e non poco.
Quindi, laddove tali media godono di un’immunità quasi totale, ergo la stessa cosa dovrebbe valere per i videogiochi. Ma non perché mi interessa vedere un seno ben fatto piuttosto che un bel paio di gambe ma per il semplice fatto che vorrei vedere nella sua interezza cosa ha in mente lo sviluppatore, cosa ha realmente pensato ed immaginato e non un mondo visto tramite “occhialoni rosa”.
Alcuni sviluppatori sono veri e propri artisti, pensate a persone come Miazaky, ora immaginatevi un Dark Souls censurato perchè considerato troppo oscuro o troppo macabro, oppure un Metal Gear Solid di Kojima dove viene eliminatala parte di Maryl in quanto considerata una donna debole, vogliamo davvero che questo accada? I videogame sono arte e non vanno censurati sarebbe come eliminare il pene al David di Michelangelo in quanto considerato offensivo (forse il paragone è un po’ forte ma serve per rendere l’idea).
Insomma io ho detto la mia, ma sono solo un uomo con idee bizzarre; se vi va raccontatemi il vostro pensiero al riguardo, in modo da creare una discussione con più pareri e chissà magari una voce potrebbe diventare un urlo tanto forte da far muovere qualcosa.
Lascia un commento