Lo aspettavamo come il finale stesso di One Piece, e il GdR Odyssey è arrivato su Nintendo Switch per una seconda recensione: attesa ripagata?
È incredibile vedere come, port nativi di Kingdom Hearts a parte, persista il concetto di “port impossibile” su Nintendo Switch: anche con le vele della next-gen spiegate al punto tale da renderla current-gen, pur avendo già ricevuto una recensione su altri formati One Piece Odyssey è tornato per farsi valutare anche sull’ibrida della Grande N. L’attesa stessa di un titolo diventa un gioco a sé, per i fan del Colosso di Kyoto, ma l’appeal dell’hardware (prima) e le vendite che ne sono (poi) conseguite hanno reso la piattaforma tanto papabile quanto, sebbene mai ad alta voce, ambita. Un palco dove anche chi pesta i piedi gridando al “power gap” vuole esibirsi, e questo vale pure per chi i piedi li sa gonfiare a dismisura.
Al timone dello sviluppo abbiamo i ragazzi di ILCA, recentemente passati da archivisti di Pokémon HOME a restauratori in occasione di Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente (qui trovate la disamina lunga e qui lo scrutinio breve). Abbiamo voluto menzionare questo fatto in occasione di un fenomeno altrimenti scorrelato, ovvero il possibile coinvolgimento dello sviluppatore nella gestazione di Mario & Luigi: Fraternauti alla Carica (tuttora non confermato). Ultimamente Nintendo ha preferito tacere su chi fosse ai fornelli, come è avvenuto con ArtePiazza durante lo sviluppo di Super Mario RPG, per la natura divisiva degli ultimi Poké-remake. Non è una decisione che comprendiamo appieno, ma almeno sappiamo come gestirebbe ILCA un’ambientazione di mare con cel-shading.
Waford croccante | Recensione One Piece Odyssey (Nintendo Switch)
Fingeremo sia quella per Switch la sola versione di One Piece Odyssey di cui leggerete la recensione su tuttoteK.it, ed è per questo che passeremo nuovamente in rassegna la trama. In modo analogo ai lungometraggi legati al franchise degni di includere la parola “film” nel titolo, questa avventura vanta il coinvolgimento diretto di Eiichiro Oda. Sarà per questo, dunque, che gli eventi del gioco possono considerarsi canonici per il lunghissimo manga, del quale si inizia ad intravedere la linea del traguardo. Pertanto, il gioco fa capolino in luoghi già visitati dalla ciurma di Cappello di Paglia (o Mugiwara, se proprio dovete). Va da sé, dunque, che fino a Brook i membri dell’equipaggio sono tutti presenti, quindi aspettatevi spoiler antecedenti il prossimo elemento.
Ad ogni modo, la trama originale vede i protagonisti fare capolino sull’isola di Waford in seguito a una turbolenza dovuta alla corrente ascensionale Knock Up Stream. L’attracco non è stato dei più felici: la Thousand Sunny è da riparare, e mentre Franky se ne occupa e Brook è incapacitato per essersi nuovamente separato dal corpo, i restanti membri pre-Enies Lobby della ciurma esplorano l’isola. Qui si imbattono in Adio, misterioso alleato del luogo (e detentore di un frutto del diavolo, o “frutto del mare” nel doppiaggio Mediaset), e nella sua protetta Lim. Quest’ultima li priva di abilità e ricordi con un tocco a causa di un trauma causatole da altri pirati, ma pentitasi del suo eccesso di legittima difesa li aiuta a recuperare la trebisonda.
We Are (PG) | Recensione One Piece Odyssey (Nintendo Switch)
Passando al gameplay, ricordiamo che come sempre questo rimane un adattamento “atipico” rispetto agli altri generi toccati dai pirati di Oda. Abbiamo infatti tra le mani non un gioco d’azione, sia esso un’avventura o un picchiaduro, bensì un gioco di ruolo vero e proprio. I crismi interessati, in questo caso, ci sono tutti: membri della squadra da alternare tra loro, aumenti di livello, vari tipi di equipaggiamento, eccetera. Tuttavia la natura ibrida della formula di game design aggiunge alla miscela degli elementi vagamente strategici. Approfondiremo meglio più avanti ciò che questo comporta, ma per quanto atipico questo adattamento di One Piece mantiene intatta l’essenza della ultraventenne opera originale.
Tenendo fede alla premessa di base, i pirati si presentano inizialmente in possesso di tutte le abilità che possono ottenere nel corso dell’avventura. Naturalmente, dopo una quarantina di minuti a livello 40 come minimo, a causa di Lim verremo “metroidati” (leggasi: azzerati) a dovere. Tralasciando l’assenza iniziale di Franky e Brook, tutti i protagonisti hanno modo di mettere in mostra le mosse che li hanno resi celebri nei primi volumi del manga, come Gum Gum Pistol per Rufy/Luffy o Oni Giri per Zoro. A seconda dell’attacco scelto, è possibile colpire un solo nemico alla volta o più di loro, sperando sempre che il “tipo” di personaggio (una versione ridotta all’osso dell’efficacia di tipo in Pokémon, con tre soli elementi) corrisponda al nemico.
Rufy & Rabbids | Recensione One Piece Odyssey (Nintendo Switch)
Durante i combattimenti, i gruppi di alleati e di nemici possono trovarsi in zone diverse del campo di battaglia. È questa semplice componente a dare al segno zodiacale da GdR del gameplay un inatteso ascendente, quello dei giochi di strategia. A seconda dei casi, possiamo colpire nemici di altre zone, spedirceli o, più semplicemente, recarci lì. Questo ci consente di guarire chi ne ha bisogno, banalmente, quando non gli recapitiamo per direttissima un nemico debole ai loro attacchi. Siccome l’occasionale missione facoltativa cela una ricompensa in punti esperienza, spesso e volentieri è bene che ciascun personaggio giocabile abbia di fronte a sé il nemico giusto, in barba alle debolezze.
Senza particolare preavviso, le alterazioni di stato più disparate fanno ben presto capolino per rimescolare ulteriormente le carte in tavola. Oltre ai classici danni da ustione, congelamenti, avvelenamenti e affini possiamo trovare di tanto in tanto anche un sanguinamento, una perdita di sensi o le allucinazioni. In alcuni casi si tratta di semplice nomenclatura, ma ad ogni modo è bello vedere certe convenzioni del filone riarrangiate “in chiave Oda”. La metaforica odissea della ciurmaglia vede in alcune occasioni anche degli ospiti nella nostra squadra, sui quali però non avremo alcun controllo. A seconda dell’occasione, questi ultimi possono mandare un obiettivo extra a farsi benedire o salvarci la cotenna contro un boss o un altro.
“In questa nave di pirati / ci sono dei pirati” | Recensione One Piece Odyssey (Nintendo Switch)
Testi demenziali di Sio a parte, i diversi ruoli dei pirati entrano in gioco anche durante le fasi di esplorazione. Non che per alcuni la scelta non finisca per essere puramente estetica, muovendosi tutti bene o male allo stesso modo, ma occasionalmente esplorare l’overworld nei panni di qualcuno che non sia Rufy può dare dei benefici. Questi ultimi li riscontriamo più quando uno spazio a misura di Chopper ci si para davanti (dando al piccoletto una funzione equivalente alla morfosfera di Samus, sicché prima abbiamo citato Metroid), ma può anche capitare che ci sia una parete indebolita attraverso la quale Zoro può farsi strada con un fendente. Per il resto, però, è Rufy a giostrarsi i punti da raggiungere facendo del suo braccio un rampino.
Va da sé che solo qui la componente vagamente “action” (enfasi su “vagamente”) del gioco entra davvero a far parte dell’equazione. Spesso e volentieri l’overworld si dimostra legnoso, con muri invalicabili laddove nessun giocatore sospetterebbe di trovarne. Se è il level design a concederlo, quel vaso lassù si potrà raggiungere (e sfasciare) facendo il giro largo di rito. Per il resto, se non altro, i nemici appaiono nell’overworld, aderendo dunque alla scuola di pensiero di Pokémon Scarlatto e Violetto (nonché, appropriatamente dato il nostro incipit, dei giochi di ruolo di Mario). Gli extra da recuperare, oltre alle missioni ottenibili dagli NPC da Alabasta in poi, non mancano: equipaggiamenti e “cubi abilità” spettano solo agli esploratori più bravi.
Quando il fanservice non è solo Nami | Recensione One Piece Odyssey (Nintendo Switch)
I cubi che ospitano abilità e ricordi della ciurma possono anche essere abbastanza grandi da ospitare intere aree basate sui bei tempi andati. Questo compensa le dimensioni tutto sommato ridotte del “mondo reale” di Waford, dove trovano posto perlopiù i falò, i templi in cui affrontare i vari titani rocciosi legati ai diversi elementi (da cui ricavare i maxicubi) e poco altro. Già dal secondo capitolo dell’avventura, però, è possibile ritrovarsi nel reame simil-mediorientale di Alabasta, rivivendo ben presto l’ormai iconico scontro con Crocodile. Le strizzate d’occhio da parte del gioco, in tal senso equivalente videoludico del lungometraggio Stampede, partono prevalentemente da questo punto.
Chiariamo che, almeno sull’ibrida delle meraviglie, stiamo recensendo nello specifico One Piece Odyssey: Deluxe Edition. Questa versione include elementi cosmetici venduti a parte sulle altre piattaforme, come ad esempio le uniformi che i personaggi possono indossare. Per ciascun eroe è possibile scegliere se vestire i panni “moderni”, quelli più classici o se ricorrere al guardaroba provvisorio di Water 7. L’effetto sortito nel mescolare la prosperosa Nami moderna al classico Zoro nel gameplay, per poi vederlo invecchiare (e tornare guercio) nelle cutscene, non manca mai di divertire i fan già esistenti dell’epopea di Oda. E i fan, lo diciamo da subito, restano il target primario del gioco.
Risalire come Sisifo? Sì, si fa presto | Recensione One Piece Odyssey (Nintendo Switch)
Mentiremmo se dicessimo che lo sblocco dei vari elementi del gioco si limita solo al recupero della forza perduta. In realtà, il gameplay è una tale cornucopia di idee di game design (sebbene piegate alla zavorra della licenza) da necessitare di un contagocce che appesantisce non poco le prime ore di gioco. Dal cambio di bersaglio per i nostri attacchi alla formazione della ciurma in battaglia, passando per l’ottenimento progressivo delle diverse abilità all’equipaggiamento dei personaggi, tutto viene elargito con letargico andamento. Persino gli obiettivi e le quest secondarie, nonché gli NPC che le forniscono, debuttano soltanto insieme allo stesso regno di Alabasta, dopo aver concluso quello che a conti fatti finisce per essere il prologo dell’avventura.
Se c’è un difetto da ricercare nel gioco, purtroppo, è quanto un game design già macchinoso di suo venga gestito in modo tanto sibillino. I tutorial non sono pochi, e mentre i detrattori del concetto saranno contenti di sapere che si limitano a poche schermate striminzite i giocatori meno avvezzi allo “spiegone” di rito finiranno prima o poi per perdere la bussola peggio di Zoro. Per fare un esempio su tutti, abbiamo i già citati falò: punti in cui accamparsi e recuperare punti salute (quando i punti di salvataggio – sì, ci sono punti precisi dove salvare, nel 2024 – fanno la stessa cosa), dove cambiarsi d’abito qualora si volesse. Pochi e molto sparsi, così come le fermate del taxi dove usufruire del viaggio rapido (sbloccabile, come avrete intuito, solo ad Alabasta).
Quando l’attesa del piacere è essa stessa il piacere | Recensione One Piece Odyssey (Nintendo Switch)
Capricci da critico videoludico a parte, siamo all’ultimo lancio di moneta. Da un lato, abbiamo la grafica del gioco. È passato un anno e mezzo dal debutto del titolo su altre piattaforme; i port tardivi sono ormai all’ordine del giorno per un manifattore di console ancora oggi spesso ultima ruota del carro, ma l’arrivo di un gioco nella medesima generazione di console rende la sua attesa più facile da definirsi “ripagata”. Diremmo che è questo il caso, ma non stavolta. La perizia tecnica dei veri “miracoli”, come DOOM 2016, non la troverete qui, tra modelli 3D occasionalmente incerti e texture a tratti “sbavate”. Il character design di Eiichiro Oda, incapace di disegnare due personaggi identici, tiene tutto quanto a galla.
Sul sonoro, come spesso avviene, non c’è praticamente nulla da eccepire. Il doppiaggio giapponese ci ricorda ancora una volta l’emozione fuori parametro che ogni seiyuu riversa nei personaggi, arricchendo i costanti colpi di frusta tra espressioni comiche esagerate e pathos tipici dell’opera magna di Oda. La colonna sonora, poi, è davvero da applausi. Non avremo forse modo di udire Overtaken come nell’anime, ma con Motoi Sakuraba (Mario Tennis, Dark Souls, Golden Sun) alle partiture non c’è davvero motivo di lamentela. Le due note al violino prese di peso da Uunan and the stone storage room (il tema strappalacrime di One Piece per eccellenza, ndr) ad ogni salvataggio, poi, quasi giustificano i punti dove effettuarlo. Quasi.
Considerazioni conclusive
Fatte le dovute precisazioni su cosa aspettarsi da One Piece Odyssey: Deluxe Edition, vediamo di chiudere la recensione con un rapporto qualità/prezzo. La soglia è sempre la stessa della Tripla A moderna: sessanta euro. Le tre banconote blu che il gioco chiede ai fan restano comunque una cifra da ponderare, ma gli appassionati (esistenti o aspiranti tali) avranno di che sbizzarrirsi. Ci sono elementi del gioco sui quali abbiamo forse glissato, come il bestiario dei nemici: tutto, in questo titolo, mira alla corona di vademecum imprescindibile per chiunque voglia varcare i mari dello storico manga a vele spiegate come la Thousand Sunny. Attualmente ferma per riparazioni, ma se la caverà.
A fare la fine della Going Merry, semmai, è l’entusiasmo verso il gioco da parte di chi aderisce, ironicamente, alla scuola di pensiero di Nintendo: il gameplay al primo posto. Questo titolo nasce con l’intento di soddisfare maggiormente gli amanti dell’universo quasi-senza-fine del mitico Oda, ma la componente prettamente ludica talvolta può zoppicare. Esistono varie alternative, se per voi il gioco “merita” un’attesa meno lusinghiera, ovvero quella di uno sconto. C’è Unlimited World Red, per esempio, se volete una premessa narrativa similare ma più incline all’azione pura. Ci sono i vari Pirate Warriors, se preferite far volare via l’esercito della marina come i romani di Asterix. Se poi preferite un altro gioco che abbia “Odyssey” nel nome, però, dovete rivolgervi direttamente alla Grande N.
Questo era ciò che pensavamo noi. Voi però di che opinione siete? Ditecelo qui sotto, e come sempre non dimenticate di restare su tuttotek.it per tutte le notizie più importanti per i gamer e non solo.
Punti a favore
- Sonoro da tesi di laurea...
- Una miriade di contenuti extra...
- Benissimo l’ibrido tra GdR e strategia...
- Un’ottima celebrazione di One Piece
Punti a sfavore
- ... e grafica da “compitino”
- ... che non giustificano l’attesa
- ... male la complicazione del resto
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